Visto che Domenichino/ Eldesto mette la formula matematica per i culi...m'è venuta in mente questa... Per tutti quelli che vogliono essere più originali! Basta vantarsi della lunghezza! Va considerata anche l'Area!
Eseguite il calcolo passo passo...
L'inventore della formula è un genio!
andrea ce lo ha piccolo
16 settembre 2009, ore 19:00: una domanda stupida assale Tears' Rain; Ore 19:30: Tears' Rain lo comunica ad alcuni suoi contatti di MSN, e ridono tutti... TRANNE UNO. "Over The Knee" (studente di Ingegneria), il quale si mette a fare calcoli matematici PER TRE GIORNI consecutivi. La domanda finisce su Yahoo! Answer ed esso risponde! ______________________________________________
La Domanda (Tears' Rain):
"È matematicamente possibile calcolare l'area di un pene?
Non è un rettangolo, né un cilindro. Utilizzando delle formule squisitamente matematiche, sarebbe possibile calcolarne l'area?"
La risposta (σνєя тнє києє):
"Ciao Tears'
Immagino che per area tu intenda l’area della superficie del pene.
Immaginando di sviluppare un pene su un piano, con “area del pene” ci si riferisce all’area occupata dallo sviluppo del pene sul piano.
Supponiamo di sviluppare un pene eretto così da evitare che la varietà che rappresenta la superficie si presenti ritorta su se stessa o che si verifichino altri problemi di natura topologica [sotto questa ipotesi si ha davvero lo sviluppo di una SUPERFICIE].
Dal punto di vita matematico cos’è un pene? Possiamo supporre che sia un sottoinsieme Ω ⊂ IR³ ovvero un solido.
Come possiamo descrivere questo il solido Ω del quale vogliamo calcolarne l'area superficiale? Data la forma particolarmente bizzarra che purtroppo [o per fortuna] NON È riconducibile a nessuna funzione elementare nota bisognerà ricorrere a una o più funzioni che ne approssimino la forma.
A livello applicativo dopo aver eseguito delle misure si cerca di determinare “l'equazione del pene”, ovvero facendo ricordo ai metodi forniti dalla teoria delle funzioni si cerca di trovare una funzione o un'equazione che meglio approssimi i valori ottenuti dalle misure.
Possiamo ipotizzare che il pene abbia una forma cilindrica uniforme, almeno per quanto riguarda il tronco. Sotto questa ipotesi, intersecando il cilindro che costituisce il tronco con un piano otterremo una circonferenza di raggio R. Una migliore approssimazione può essere ottenuta considerando un cilindro avente direttrice ellittica anziché circolare [l'eccentricità potrà essere più o meno accentuata].
Diamo ora alcune definizioni che ci saranno utili più avanti
DEFINIZIONE 1
Definiamo la lunghezza totale ℓ del pene la seguente grandezza
ℓ := ℓ₁ + ℓ₂
ove
ℓ₁ è la lunghezza del pene misurato dalla base inferiore fino alla base del glande ℓ₂ è la lunghezza del glande
DEFINIZIONE 2
Definiamo il pene in questo modo
Ω := Ω₁ U Ω₂
ove
Ω₁ := {(x,y,z) ∈ IR³ : x² + y² = R², 0 ≤ z ≤ ℓ₁} è il tronco del pene [R è il raggio della circonferenza descritta precedentemente]
Ω₂ := {(x,y,z) ∈ IR³ : ...} è il glande
Ho lasciato dei puntini di sospensione perché descrivere il glande dal punto di vista matematico è un vero PROBLEMA.
Come ho già anticipato precedentemente, è necessario infatti trovare l’equazione di una superficie o di una funzione che ne approssimi la forma.
La prima funzione che mi viene in mente è la Campana di Gauss descritta dalla funzione d'equazione
Se usiamo questa seconda funzione per APPROSSIMARE il glande avremo
Ω₂ := {(x,y,z) ∈ IR³ : ℓ₁ ≤ z ≤ ℓ₂ – y² – x² }
Adesso non ci resta che fare un po’ di sano artigianato.
Per quanto riguarda l'area superficiale del tronco avremo
A_Ω₁ := 2πRℓ₁
Calcoliamo ora l'area della superficie del glande calcolando l'area della superficie sottesa al paraboloide
ƒ(x,y) := ℓ₂ – y² – x²
Per farlo useremo una formula che rappresenta l'analogo in DUE variabili del calcoalo la lunghezza di una curva sottesa ad una funzione di UNA variabile.
In una variabile la lunghezza di una curva sottesa ad una funzione ƒ(x) è data dalla seguente relazione:
L := INTEGRALE tra α & β √(1 + ƒ'(x)) dx
ove α & β sono gli estremi della curva
In due variabili l'area della superficie sottesa ad una funzione è ƒ(x,y) data dalla seguente relazione:
A := INTEGRALE DOPPIO su T { √(1 + [∂/∂x [ƒ(x,y)]]² + [∂/∂y [ƒ(x,y)]]²) } dxdy
ove T è l'insieme delimitato dal bordo della superficie.
Nel nostro caso avremo
T := {(x,y) ∈ IR² : x² + y² ≤ ℓ₂ }
ƒ(x,y) := ℓ₂ – y² – x²
∂/∂x [ƒ (x,y)] = ∂/∂x [ ℓ₂ – y² – x² ] = - 2x
∂/∂y [ƒ (x,y)] = ∂/∂y [ ℓ₂ – y² – x² ] = - 2y
e pertanto
A_Ω₂ := INTEGRALE DOPPIO su T { √(1 + [∂/∂x [ƒ(x,y)]]² + [∂/∂y [ƒ(x,y)]]²) } dxdy =
= INTEGRALE DOPPIO su T { √(1 + (-2x)² + (-2y)²) } dxdy =
= INTEGRALE DOPPIO su T { √(1 + 4x² + 4y²) } dxdy =
A questo punto conviene passare alle coordinate polari per semplificare i calcoli
{x := ϱcos(ϑ) {y := ϱsen(ϑ)
T := {(ϱ,ϑ) ∈ IR² : 0 ≤ ϱ ≤ √(ℓ₂) , 0 ≤ ϑ ≤ 2π }
Ricordando che applicando il generico cambio di coordinate
{x := φ(u,v) {y := ψ(u,v)
si definisce "jacobiano della trasformazione" la seguente qualità